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Omelia nell'Ordinazione Diaconale di Federico Vincenti

Francavilla F.na, 7 dicembre 2013 - Basilica SS. Rosario

Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38).

Siamo qui radunati dalla SS.ma Trinità, per formare il Corpo di Cristo, la Chiesa, la Comunità dei Redenti, la famiglia di coloro che possono gridare con la gioia nel cuore: Gesù è il Signore!

Questa solenne celebrazione del diaconato avviene nel sacro tempo dell’Avvento e, in questo tempo, nella festa dell’Immacolata Concezione di Maria. C’è un rapporto di corrispondenza, reciproco e profondo, tra questo tempo e la presente celebrazione perché davvero il diaconato è un ministero d’Avvento. Il servizio e la condotta di vita che vengono richieste al diacono sono quelle dello “stare fedelmente in attesa”, del “vigilare”. […]

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Omelia nella celebrazione di chiusura dell'Anno della Fede

Oria, 24 novembre 2013 - Basilica Cattedrale

Amati, Fratelli e Sorelle, Figli nel Signore,

ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce” (Col 1, 12).

Con la grazia di Dio siamo giunti a questa celebrazione conclusiva dell’Anno della Fede, nel quale ci eravamo introdotti attraversando la porta che è “sempre aperta per noi” (PF, 1), la “porta” che è Cristo Signore: “Io sono la porta” (Gv 10, 7), la porta attraverso la quale possiamo giungere alla vita di comunione con Dio, e che ci permette anche di entrare nella Comunità dei Redenti, dei figli di Dio, nella sua Chiesa.

Il primo sentimento che deve sgorgare dal nostro cuore e affiorare come inno di lode sulle nostre labbra è la gratitudine, come ci ha indicato san Paolo nella seconda lettura di oggi. […]

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Omelia nell'Ordinazione Diaconale di Martino Gioia, Pompeo delli Santi, Giuseppe Leporale e Davide dell'Addolorata, passionista

Francavilla F.na, 21 giugno 2013 - Basilica SS. Rosario

Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza” (2Cor 11, 30).

Queste parole di san Paolo, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci invitano a centrare la nostra attenzione su ciò che è propriamente nostro: la nostra debolezza!

Considerando la nostra condizione di uomini, dobbiamo riconoscere che ciò che facciamo ha in se stesso la caratteristica della debolezza, della fragilità, della caducità. Ogni nostro sforzo, quando è solo nostro, non fa altro che produrre insuccesso, molto spesso sofferenza a noi stessi e al prossimo. Così, dobbiamo riconoscere il nostro stato. Uomini deboli, incapaci da se stessi di concepire il bene. […]

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