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Omelia nel Patrocinio di San Barsanofio Abate

Oria, 20 febbraio 2019 - Basilica Cattedrale


“Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione” (Gen 12, 2 ).

Con queste parole, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, Dio fa ad Abramo due promesse: una grande discendenza, tale da essere assimilata ad una grande nazione, e la Sua benedizione. Questa seconda promessa è quanto mai necessaria perché la prima possa realizzarsi.

Nella sacra Scrittura è consuetudine che Dio, quando sceglie una persona per una missione di particolare rilievo, la inondi con la Sua benedizione, che è la benevolenza di Dio ed anche la Sua forza, la Sua protezione, la Sua presenza. Per fare un esempio a tutti noi assai noto: dopo che Maria di Nazaret ha dato il Suo assenso a Dio, rivelatoSi attraverso l’arcangelo Gabriele per chiederLe di diventare la Madre del Messia Redentore, il Figlio di Dio Gesù Cristo, la Vergine si reca a casa della cugina Elisabetta che, colma di Spirito Santo, la saluta con queste illuminanti parole: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” (Lc 1, 42).

Non è fuori di luogo ritenere che la promessa di benedizione fatta da Dio ad Abramo sia stata offerta anche al nostro Santo Patrono, San Barsanofio di Gaza, abate.

Infatti, proprio la benedizione di Dio ha permesso a San Barsanofio di ritirarsi in un monastero, tra altri monaci, ma recluso nella sua cella per vivere in piena comunione con Dio e di essere, al contempo, un grande maestro dello spirito per tutti coloro che, contemporanei, a lui si sono rivolti tramite lettera per essere ben guidati sulla via del Vangelo.

E questa funzione di grande maestro dello spirito, San Barsanofio continua a svolgerla anche nel nostro tempo: i cristiani d’Oriente tengono in altissima considerazione le sue 369 lettere, quelle che sono a noi pervenute. E nella spiritualità orientale si segue moltissimo la via ascetica tracciata da San Barsanofio. E anche noi, Chiesa di Oria, che abbiamo l’onore e l’onere di custodire le sacre reliquie del Grande Anziano, desideriamo abbeverarci alla fonte spirituale, che sono gli scritti di San Barsanofio, certi di trovarvi insegnamenti semplici e profondi che ci permettano di percorrere le vie del Vangelo con grande alacrità e piena beatitudine.

Com’è oramai mia consuetudine sin dall’inizio del mio ministero episcopale in Oria, desidero con voi fermarmi a meditare sugli scritti di San Barsanofio, abate.

Quest’oggi prenderò in esame la lettera n. 690, che così recita:

Domanda. Due fedeli che si amavano sinceramente l’uno l’altro nel Signore, erano guidati verso la vita dai padri. Uno di costoro durante una conversazione aveva fatto un discorso su un’altra persona assente; ma l’amico, trascinato dal demonio, aveva sospettato che quello avesse parlato contro di lui, ed era rimasto molto turbato; e benché l’altro cercasse di rassicurarlo al riguardo, non si convinceva. Di qui nacque fra di loro un piccolo battibecco, e tutti e due andarono dei padri e raccontarono la cosa al Grande Anziano.

Risposta. Dico a voi, che siete una sola anima con me, tutta la verità davanti a Dio: voi due siete debitori di un inchino a Dio, e non tirato via, ma fatto di tutto cuore, perché vi perdoni per le preghiere dei vostri padri. Tu, perché accusato non hai sopportato il rimprovero dicendo: io ho peccato e non sono che peccato perché il mio fratello si è turbato per causa mia; lui, perché prima di parlare non ha saputo discernere che ciò che era stato detto non era stato detto contro di lui, e che non avresti mai detto niente contro di lui a costo di morire. E anche lui, come te, non ha avuto pazienza. Ma del resto voi non centrate: siamo noi la causa di questi mali, perché non abbiamo pregato abbastanza; che se l’avessimo fatto, voi sareste stati protetti dal maligno che semina zizzania fra di voi, per tentarvi; poiché noi preghiamo per questo, che voi siete protetti. Non temete voi la condanna di Dio, cosi che gli uomini non si scandalizzano di voi dicendo: guarda i figli dei padri, come non hanno pazienza, ma si scagliano contro l’altro? Se poi avete vergogna di farvi un inchino di cuore, lo faremo noi per voi; perché tale vergogna conviene a noi. Il Signore vi perdoni e vi protegga dal maligno; e lo schiacci sotto i vostri piedi, molto presto. Siate un’anima sola nel Signore, e un pensiero solo e una fede sola. Che il Signore vi renda saldi e incrollabili nel suo timore. Amen”.

Sono molti gli insegnamenti che ci vengono da questa lettera.

Innanzitutto la considerazione che un battibecco con un proprio simile è un’offesa a Dio, che necessita di una richiesta esplicita di perdono: ecco il senso di fare un inchino a Dio. È convinzione comune che lo scontro con l’altro sia una questione che riguarda solo i due interessati, e tra loro deve essere risolta. E così si considera ogni intervento esterno inopportuno e, forse, invasivo e limitante la sfera della libertà personale. San Barsanofio, invece, ci invita a riflettere che ogni offesa perpetrata ad un proprio simile è innanzitutto offesa a Dio. Ciò scaturisce dal fatto che ogni persona è immagine somiglianza di Dio (cfr. Gen 1) e, pertanto, offendendo il prossimo si offende Dio, di cui l’altro è presenza. Ma noi vogliamo offendere Dio? Siamo consapevoli dell’azione che compiamo? Probabilmente no!

Da questa considerazione ne scaturisce un’altra, direi, più profonda. Se l’altro è presenza di Dio e se lo offendo, ho come risultato il fatto che ho offeso Dio, allora vuol dire che dobbiamo rapportarci al prossimo come ad uno superiore a noi stessi. E non per nostra ammissione e benevolenza, ma perché nel prossimo c’è Dio, che è superiore a tutti. Dice San Paolo: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2, 3).

Il rispetto dell’altro è originato dal rispetto che dobbiamo a Dio e non viceversa! Come siamo distanti da questa realtà! E tutto, probabilmente, ha origine dal fatto che non riusciamo a considerare il prossimo presenza di Dio. È indubbio che ogni creatura, eccetto il maligno, mai vorrebbe offendere il proprio Creatore, il proprio Padre. Eppure, offendendo il prossimo, noi offendiamo Dio.

Pensate un po’ a come cambierebbero anche solamente i rapporti umani se tenessimo a mente continuamente questo insegnamento che San Barsanofio ci ha ricordato. Pensate quanto sarebbero più serene, più distese, più pacate le nostre relazioni! Pensate a quanta più felicità si potrebbe respirare nel mondo se anche solo i cristiani tenessero a mente che il prossimo è presenza di Dio e si impegnassero a non offendere Dio lì presente! Ed è presenza di Dio sempre, non solo quando agisce in modo a me confacente!

Nel rapporto tra i due fedeli San Barsanofio mette in risalto l’inosservanza di tre atteggiamenti fondamentali nella vita comune: la sopportazione di ogni avversità, in particolare dei rimproveri, il cui atteggiamento contrario è la permalosità; il discernimento, per poter definire quando l’ingiustizia è stata veramente perpetrata, ed il cui atteggiamento contrario è la risposta d’impeto; e, infine, la pazienza, che nasce dalla considerazione che ogni evento sfavorevole può essere trasformato da Dio in fonte di bene.

Ho recentemente letto uno studio sulla società contemporanea, nel quale, tra le diverse analisi, veniva messo in risalto che oggi nelle famiglie non si insegna più la sopportazione come un valore da acquisire per divenire uomo maturo; anzi, insegnamento fondamentale sembra essere la rivendicazione dei diritti ad ogni costo e contro tutti. Con il risultato di formare delle persone atte al litigio. Se ci guardassimo un po’ intorno, probabilmente scopriremmo quanto quest’analisi sia veritiera!

Per non parlare del discernimento: oggi è imperante il mondo delle fake news! E non ci si preoccupa dell’influenza negativa sulle coscienze e sulle relazioni tra persone e tra popoli che tale atteggiamento genera! Fare discernimento vuol dire essere cercatori della verità, vuol dire formare uomini che hanno come obiettivo primario la ricerca della verità! D’altra parte tutto il percorso necessario ad un vero discernimento produce di per se stesso una pacificazione dell’animo ed una comprensione dei problemi vissuta con distacco e, quindi, con maggiore obiettività.

La pazienza è la virtù che sa sottostare ad ogni tipo di avversità. È una sorta di fegato della vita: riesce a trattenere le scorie e a trasformarle in benefici!

Non è difficile capire che questi atteggiamenti sono assolutamente necessari per vivere da beati e per permettere alla società di vivere una vita degna di questo nome. Appare, così, chiaro che ogni educatore, magari ispirandosi a San Barsanofio, non può non percorrere questa via, non può non insegnare questi valori, non può lavarsene le mani!

A questo proposito, mi pare particolarmente importante tenere conto di quanto dice il Grande Anziano sull’atteggiamento che devono assumere i padri nello spirito, come egli era, nei confronti dei propri discepoli.

L’educatore ha una responsabilità nelle azioni offensive che i propri educandi compiono, anche quando in realtà tale responsabilità non è affatto evidente. Infatti, San Barsanofio sostiene che “siamo noi la causa di questi mali, perché non abbiamo pregato abbastanza; che se l’avessimo fatto, voi sareste stati protetti dal maligno che semina zizzania fra di voi, per tentarvi”.

Ecco la responsabilità: quella della preghiera, che è, al tempo stesso un atto d’amore verso i propri discepoli, perché pregando per loro si dà testimonianza che stanno nel cuore dell’educatore; ed un atto di umiltà, poiché nella preghiera si esprime la propria limitatezza anche nel campo educativo, chiedendo a Dio di fecondare la propria opera.

Ebbene si! San Barsanofio sta invitando gli educatori di qualsiasi genere, ma anche coloro che hanno responsabilità su persone a loro soggette, a far entrare nella propria preghiera questi fratelli. Pregare per chi ci è soggetto, per chi dipende da noi, accresce l’amore per loro e l’umiltà nella nostra vita.

Le ultime parole del Patrono, nella lettera che abbiamo commentato, “Siate un’anima sola nel Signore, e un pensiero solo e una fede sola. Che il Signore vi renda saldi e incrollabili nel suo timore”, siano per tutti noi un monito ed un incoraggiamento a non fermarci nel proseguire sulle vie del Vangelo. Amen.

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