Natale, la nostra festa - Messaggio del Vescovo
Oria, 23 dicembre 2017
“Perché festeggiamo il Natale?”, mi chiese un ragazzo del cammino di catechesi. “Perché è il compleanno di Gesù, l’anniversario della sua venuta in mezzo a noi!”, gli rispose una ragazza. “Allora è la festa di Gesù?”, riprese. “No!”, intervenni io, “non è la festa di Gesù: è la nostra festa!”. “Ma come? Gesù compie gli anni e la festa è nostra? Mi puoi spiegare bene questo fatto?”.
Forse questi dubbi dei ragazzi sono anche i nostri; forse non abbiamo chiaro che cosa significhi la festa del Natale; forse il consumismo sfrenato ci ha talmente disorientato che non sappiamo più che cosa festeggiamo. Infatti, per molti il Natale è una festa di famiglia perché ci si ritrova in famiglia; per altri il Natale è un bel pranzo; per altri ancora è l’attesa del regalo, magari portato da Babbo Natale.
E allora provo a rispondere, come feci con quei ragazzi della catechesi, a una domanda che forse non siamo più capaci di porci: che cosa è il Natale?
Teologicamente e liturgicamente è la commemorazione riattualizzata della nascita in terra di Gesù, figlio di Dio e figlio di Maria. Ma Gesù non nasce di nuovo, anzi è sempre con noi: lo ha detto Lui stesso: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
In questa prospettiva il Natale è una nuova occasione che ci viene offerta per scegliere di accogliere Gesù, per dare alla nostra esistenza un centro intorno al quale farla ruotare e dal quale prendere senso e significato.
Sì, è proprio così, carissimi Amici, a Natale noi non festeggiamo Gesù che viene, perché è venuto e ci ha già ottenuto la salvezza con la Sua morte e resurrezione. Ma questo dono, che si chiama redenzione, deve essere accolto per diventare efficace per noi. Così il Natale è una proposta sempre nuova per accogliere la nostra redenzione! Ecco perché è la nostra festa: perché, se lo vogliamo, accogliamo il Redentore già presente e, con Esso, la redenzione!
E come si accoglie il Redentore già presente? Facciamoci aiutare da uno dei personaggi di cui ci parla il Vangelo dell’infanzia.
Poniamo questa domanda a San Giuseppe: “Come hai accolto il Redentore?”. La sua risposta è brevissima ed intensissima, di poche ma efficaci parole: “Con la fiducia, con l’ascolto e con l’obbedienza”.
Con la fiducia: in Dio innanzitutto. Egli non tradisce mai; Egli gioca sempre nella nostra squadra; Egli ci vuole salvi, costi quel che costi, anche la vita del Figlio Unigenito! Ma anche la fiducia nell’uomo, soprattutto nella sua sposa, Maria di Nazareth. Mai Ella lo avrebbe ingannato: lo amava moltissimo. E di questo amore Giuseppe ne era certo.
Con l’ascolto: San Giuseppe ha saputo e voluto ascoltare Dio che gli parlava attraverso la Scrittura e attraverso l’Angelo, che gli appariva in sogno. Giuseppe ne era certo: è Dio che mi parla! Così ci consegna la virtù dell’ascolto: nella Parola di Dio è il Padre che ci parla, che ci illumina, che ci guida, che ci incoraggia. È il Padre che si rivolge a noi, personalmente. E ascoltarLo significa entrare in relazione con Lui, direttamente!
Con l’obbedienza: “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore” (Mt 1, 24). Già, fare come ci ha ordinato il Signore! Sembra facile, ma alla prova dei fatti non sempre vogliamo fare così. Allora San Giuseppe ci sostiene e ci incoraggia nell’obbedienza.
Ecco che cos’è il Natale!
Buona accoglienza dello stile di vita del Vangelo; buona accoglienza della redenzione; buon Natale a ciascuno di Voi.
+ Vincenzo, vescovo di Oria
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