Omelia nella Messa Crismale 2019
Oria, 18 aprile 2019 - Chiesa di San Giovanni Paolo II presso il Santuario di San Cosimo alla Macchia
«Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato [...] per dare agli afflitti [...] olio di letizia invece dell’abito da lutto» (Is 61, 1a. 3).
Queste parole, che il profeta Isaia ha posto sulla nostra mensa della Parola, in questa Messa del Crisma, ci invitano ad una attenta riflessione sul segno che, più di altri, oggi è posto alla nostra attenzione: il segno dell’olio.
Gesù nel Vangelo riprende ed applica a Sé queste parole di Isaia. Sono parole che parlano di unzione, di olio di letizia, di consacrazione e di Spirito di Dio. In che rapporto si trovano?
Innanzitutto l’olio. Il frutto dell’olivo, oggi così duramente messo alla prova nel nostro Salento, è stato per secoli l’alimento fondamentale, insieme con il pane e il vino, per i popoli del bacino del Mediterraneo, nel quale anche noi ci troviamo. Dice il Salmo 104, 15: “Il vino che allieta il cuore dell'uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore”. Ma oltre che alimento, l’olio era contemporaneamente unguento, medicina che ridava forza al corpo, lo ristorava e gli faceva ritrovare la gioia di vivere. Ancora nei salmi ritroviamo questa caratteristica dell’olio, che viene anche indicato come strumento per ridare al corpo luminosa bellezza. “Tu mi doni la forza di un bufalo, mi hai cosparso di olio splendente” (Sal 92, 11). Dalla considerazione di questi elementi che abbiamo brevemente esaminato, ne viene che l’olio è stato sempre considerato come portatore di una forza vitale, di vita e di vita bella, sicché l’accostamento a Dio nel Quale vi è la vera potenza della vita, è quanto mai opportuno ed efficace.
Già nell’Antico Testamento, coloro che venivano unti, cioè i sacerdoti, i re e i profeti, con l’unzione ricevevano una potenza di vita per la missione a cui erano chiamati. Per tutti ricordiamo Aronne, consacrato sacerdote da Mosè attraverso l’unzione e Davide, consacrato re dal profeta Samuele: “Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo Spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi” ci dice il Primo Libro di Samuele (16, 13).
Ogni consacrato dell’antica Alleanza, però, è solo figura ed anticipazione del vero sacerdote, re e profeta, che è Gesù, il Quale, grazie all’unzione spirituale del Padre, è chiamato “Cristo” – “Unto”.
Che Gesù sia l’Unto del Padre appare evidente già nell’immacolato Concepimento per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria. E lo Spirito discende e, possiamo dire, unge Gesù anche all’inizio della Sua missione, nel battesimo di Giovanni al Giordano. Ma è soprattutto nell’evento unico della Resurrezione, che rivivremo nella Santa Veglia di Pasqua, che comprendiamo come Gesù sia l’Unto dal Padre. Lo Spirito Santo, inviato dal Padre, Colui che è Signore e dà la vita, ridona la vita a Gesù. Gesù morto, diviene “Cristo” – “Unto” con la potenza vitale dello Spirito del Padre che discende su di Lui nel sepolcro e Gli ridona la vita. In questa unzione, fatta dallo Spirito della Vita, che dona la vita nuova a Gesù, anche noi, in Lui, veniamo strappati dagli artigli della morte.
Ora si comprende meglio la connessione tra olio, unzione, consacrazione e Spirito di Dio. E si comprende meglio anche il segno dell’olio nei sacramenti della Chiesa: è l’elemento significante, cioè non solo che rappresenta ma che realizza la vita nuova che ci viene donata, la vita nello Spirito di Dio.
Nell’unzione degli Infermi l’olio è come la medicina di Dio che esprime, contemporaneamente, la speranza terrena di vita, con la liberazione da ogni malattia, da ogni angoscia e da ogni dolore, e la certezza che la medicina contro la morte è Gesù Cristo, che della morte ha fatto esperienza. Nella notte della nostra sofferenza il Signore Gesù è presente, ci porta la pace e ci rassicura che nelle mani di Dio siamo protetti per sempre.
L’olio dei Catecumeni, con il quale siamo stati unti prima del Battesimo, ci richiama quell’aspetto particolare della vita cristiana che è la lotta. Nell’antichità, quando gli atleti dovevano entrare nell’arena, prima si facevano ungere con l’olio il proprio corpo perché questi rimanesse morbido, elastico, vigoroso, vitale e sfuggente al nemico. L’unzione prebattesimale significa che il cristiano è unto dal Signore per entrare nel dramma della storia da combattente e da vincitore. Proprio così: non solo da combattente ma anche da vincitore, perché Gesù Cristo sulla Croce ha già vinto la drammatica lotta contro le forze dell’odio, dell’invidia e della disperazione ed è divenuto la nostra forza, Colui che ci porta su di Sé come il buon Pastore, Colui che ci dà vita e non ci lascia appassire, ci afferra quando siamo stanchi e ci introduce nella sua misericordia. Quest’olio, che è il segno della forza divina, dona ai catecumeni energia e vigore perché possano anche comprendere più profondamente il mistero di Cristo sì da assumersi generosamente gli impegni della vita cristiana e gustare la gioia di rinascere come figli di Dio che sono chiamati a vivere nella Chiesa come fratelli.
L’olio del Crisma, che ci rende sacerdoti, re e profeti, realizza in noi anche ciò che San Paolo dice ai cristiani di Corinto: “Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita”(2Cor 2, 15-16). Cosa vuol dire? Che alla puzza della disperazione, della corruzione dell’anima, della cupidigia, dell’odio, alla puzza di tutte quelle forze che sono agenti di decomposizione e che annientano la vita, si contrappone il buon odore della vita di Gesù Cristo. E quando noi, con libera e consapevole scelta, assumiamo questa vita, allora opponiamo a tutto il male che distrugge il mondo, e distrugge anche noi, il profumo della vera vita, il profumo della fiducia nell’amore indistruttibile, il profumo della consapevolezza di essere custoditi dalla potenza dello Spirito di Dio. In una parola: iniettiamo nel mondo aria nuova e lo disinfettiamo!
“Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste” (Sal 133, 1-2). Quante volte abbiamo pregato questo salmo pensando all’olio che, come scende sul corpo di Aronne dandogli ristoro, freschezza e vita, così diviene immagine della bellezza della pace fraterna e della comunione, a volte desiderata e auspicata per le nostre comunità. A pensarci bene, il vero Aronne è Gesù e quell’olio che discende lungo la sua barba sino all’orlo della sua veste non è più solo l’immagine della bellezza della vita in comunione ma lo strumento attraverso il quale la vera vita dello Spirito di Dio crea la comunione nella vita della Chiesa, nelle nostre comunità, che spesso si lasciano condizionare dallo stile di vita del mondo e vivono, così, nel disordine e nella lotta. L’olio dei sacramenti, che dona la vita di Gesù Cristo nella forza dello Spirito del Padre, è così strumento di comunione.
Questa celebrazione della Messa crismale, grazie al segno dell’olio, rappresenta e realizza l’unità della nostra Chiesa e la missione che in essa siamo chiamati a svolgere, soprattutto noi Sacerdoti.
Da quest’unico altare, che è come il capo di Gesù Cristo, gli Oli della misericordia di Dio scenderanno lungo tutta la veste della nostra Chiesa diocesana per giungere in ogni luogo e ad ogni persona che, in essi, troverà la vita dello Spirito, la vita dell’amore, perché lo Spirito è l’amore di Dio e lo Spirito è vita! È davvero bello e dolce, come ci fa dire il salmo, pensare che dall’unico centro di quest’unica celebrazione discendono l’olio che lenirà i nostri ammalati, l’olio che corroborerà i nostri bambini e i nostri catecumeni che dovranno essere battezzati, l’olio che consacrerà i cristiani adulti, che consacrerà le mani di coloro che saranno ordinati Sacerdoti. Ecco, l’olio ci unisce, l’olio fa comunione: quest’olio è lo Spirito dell’amore! Non il segno che qui vediamo, ma la realtà che qui riceviamo!
Contemplando questo mistero di comunione, significato dall’olio, desidero esprimere, ancora una volta, la mia gratitudine a coloro che vorrei definire “i servitori della vita”, ai nostri Sacerdoti che, giorno dopo giorno, vivono, si sforzano e lottano per costruire la comunione della nostra Chiesa diocesana. Oggi prenderanno questi Oli e portandoli in ogni luogo della nostra Diocesi, serviranno la vita di Dio ai propri fratelli, a Voi, miei cari figli. E nel servirvi la vita di Dio, vi condurranno all’unità con i vincoli dell’amore.
Oggi è anche la festa dei Sacerdoti. Desidero ricordare, particolarmente coloro che celebrano in quest’anno un giubileo sacerdotale:
Don Michele De Santis, che celebra il primo anniversario di ordinazione;
Don Lorenzo Melle e don Fernando Dellomonaco che celebrano il 10° anniversario;
Don Gianfranco Aquino e don Michele Elia che celebrano il 25° anniversario;
Don Franco Galiano che celebra il 50° di ordinazione;
Don Pietro Chirico che festeggia il 70° di ordinazione;
Don Vincenzo Baldari che festeggia il 72° di ordinazione ed è il decano del Presbiterio.
Prima di prendere gli Oli per portarli a Voi, cari fratelli e sorelle, tutti i Sacerdoti rinnoveranno le proprie promesse sacerdotali, fatte il giorno in cui il Signore si è messo definitivamente nelle loro mani per il bene del Suo popolo. Queste promesse sono come un ritornare al centro dell’esistenza del Sacerdote, da dove promana la nostra forza e la nostra missione: l’intimità con Gesù. Senza questa intimità il Sacerdote diviene un mestierante, un attore e di lui non ci si può fidare. Ancora una volta, come ogni anno dall’ordinazione sacerdotale ad oggi, i vostri Sacerdoti rinunzieranno a loro stessi per continuare ad essere, con la spinta che viene dall’amore di Cristo, i fedeli dispensatori dei misteri di Dio. È l’amore per Voi, miei cari figli, che li spinge a compiere il ministero sacerdotale, presentandovi ed offrendovi la bellezza della vita cristiana, la bellezza della conoscenza del Signore Gesù. Non sono guidati da interessi umani, perché a tali interessi hanno rinunciato già una volta ed oggi rinnovano questa rinuncia.
Comprendete, miei cari figli, quanto è delicata la missione dei vostri Sacerdoti. Come loro si sforzano di portarvi a Dio, così anch’essi devono essere portati da Voi nel loro ministero. Vi chiedo di stare sempre accanto ai vostri Sacerdoti, con discrezione, senza invadenza, con generosità e affetto filiale e fraterno ma anche con parresìa, con la franchezza che viene dallo Spirito Santo. Vi chiedo di sostenere con responsabilità la loro missione. Nella vostra preghiera siano sempre presenti i Sacerdoti e il Vescovo, perché il Signore si degni di effondere sempre su di noi l’abbondanza dei suoi doni, sì da essere capaci di condurvi a Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, unica fonte di salvezza, e si compiano in noi, per la vostra utilità, le parole dell’Apostolo Paolo: “Noi siamo dinanzi a Dio il profumo di Cristo” (2Cor 2, 15). Amen.
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