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Omelia nella Messa Crismale 2016

Oria, 24 marzo 2016 - Basilica Cattedrale

"Lo Spirito del Signore… mi ha mandato… per predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18-19).

Queste parole del profeta Isaia, che Gesù riprende nel Vangelo che è stato proclamato poco fa, indicano bene la missione del Signore Gesù, missione che ci è stata assegnata nella nostra ordinazione sacerdotale.

Cari confratelli nel sacerdozio, in questo particolare Anno Santo della Misericordia, appare più evidente la nostra missione di annuncio della misericordia di Dio, dell'amore di Dio. 

Siamo stati costituiti, al momento della nostra elezione alla dignità sacerdotale, ministri della misericordia.  

Il Vescovo che ci ha ordinato Sacerdoti, nell'interrogarci sugli impegni da assumere, ci ha chiesto: "Volete insieme con noi implorare la divina misericordia per il popolo a voi affidato, dedicandovi assiduamente alla preghiera, come ha comandato il Signore?". La nostra risposta è stata "Si, lo voglio". E il Vescovo, quasi a suggellare questa nostra volontà di impegno nella misericordia, invocando lo Spirito di Dio nella preghiera di consacrazione sacerdotale, chiedeva al Padre: "Siano uniti a noi, o Signore, nell'implorare la tua misericordia per il popolo a loro affidato e per il mondo intero".

Carissimi Confratelli nel sacerdozio, la celebrazione del presente Anno della Misericordia ci impone di chiederci in cosa effettivamente consista la nostra misericordia sacerdotale. Adesso più che mai abbiamo bisogno di avere chiaro nella nostra mente qual’è la nostra missione, per la quale, peraltro, abbiamo assunto l'impegno. 

San Giovanni Paolo II, nell'omelia di canonizzazione di Santa Faustina Kowalska, nel 2000, diceva: "Che cosa ci porteranno gli anni che sono davanti a noi? Come sarà l'avvenire dell'uomo sulla terra? A noi non è dato di saperlo. E' certo tuttavia che accanto a nuovi progressi non mancheranno, purtroppo, esperienze dolorose. Ma la luce della divina misericordia, che il Signore ha voluto quasi riconsegnare al mondo attraverso il carisma di suor Faustina, illuminerà il cammino degli uomini del terzo millennio.

Come gli Apostoli un tempo, è necessario però che anche l'umanità di oggi accolga nel cenacolo della storia Cristo risorto, che mostra le ferite della sua crocifissione e ripete: Pace a voi! Occorre che l'umanità si lasci raggiungere e pervadere dallo Spirito che Cristo risorto le dona. E' lo Spirito che risana le ferite del cuore, abbatte le barriere che ci distaccano da Dio e ci dividono tra di noi, restituisce insieme la gioia dell'amore del Padre e quella dell'unità fraterna". 

Ecco la nostra missione: aiutare l'umanità ad accogliere la misericordia di Dio.

È, perciò, necessario essere sacerdoti misericordiosi, che vivono della misericordia e nella misericordia per poter donare la misericordia. 

Come possiamo essere sacerdoti di misericordia?

Vorrei indicare tre vie di vita, fondamentali per vivere la nostra misericordia sacerdotale. La prima via:


  1. Misericordiosi perché prossimi al nostro popolo.


Il Vangelo ci offre l’icona di Gesù Maestro che vive la sua missione anzitutto in strada. Perché questo? Perché Gesù si comporta così? Perché non sta nel tempio o nella sinagoga? Per essere prossimo alla gente, per essere vicino alla gente. E questo è un insegnamento fondamentale da parte di Gesù per il nostro ministero sacerdotale. Dobbiamo essere vicini alla nostra gente, alle sue sofferenze, alle sue difficoltà, ai suoi problemi per portare la parola di speranza di Gesù. Dobbiamo essere capaci di avvicinarci alle piaghe del nostro popolo. Ma è anche necessario che il nostro popolo ci percepisca vicini, ci senta come di famiglia, senta che il nostro cuore e la nostra mente e le nostre mani sono vicine a loro. Dobbiamo avere il coraggio di spogliarci anche dell'autorità, che viene dalla nostra dignità sacerdotale, per permettere alla nostra gente di sentirci vicini, perché sentendo la nostra vicinanza, possano percepire la vicinanza del Buon Pastore, il Pastore Misericordioso. Concretamente, questo significa essere vicini alle persone più deboli, come i bambini, gli anziani e i malati. Passare il nostro tempo per incontrarli, senza giustificazioni, senza scuse, senza chiusure, ma con il desiderio di toccare la loro carne. Avere il coraggio e la gioia di toccare la loro carne, il coraggio e la gioia di accarezzarli, di offrire tenerezza, perché la tenerezza è una caratteristica propria della misericordia.

La seconda via:


  1. Misericordiosi perché servitori del nostro popolo.


Ci è stato donato un modo molto particolare, e direi unico, per donare la misericordia alla nostra gente: il sacramento della Riconciliazione. Possiamo dimostrare la nostra misericordia nel modo di accogliere, di ascoltare, di consigliare e di assolvere. Ovviamente, tutto questo deriva dal modo con cui noi viviamo il sacramento della Riconciliazione in prima persona, da come noi ci lasciamo abbracciare da Dio Padre nella Confessione e come riusciamo a rimanere in questo abbraccio. Possiamo donare solo ciò che viviamo, e viviamo intensamente.

Diceva Papa Benedetto XVI: "Cari confratelli, è necessario tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare il Sacramento della Riconciliazione, ma anche come luogo in cui “abitare” più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare la presenza della Misericordia Divina, accanto alla Presenza reale nell’Eucaristia. La “crisi” del Sacramento della Penitenza, di cui spesso si parla, interpella anzitutto i sacerdoti e la loro grande responsabilità di educare il Popolo di Dio alle radicali esigenze del Vangelo. In particolare, chiede loro di dedicarsi generosamente all’ascolto delle confessioni sacramentali; di guidare con coraggio il gregge, perché non si conformi alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2), ma sappia compiere scelte anche controcorrente, evitando accomodamenti o compromessi. Per questo è importante che il sacerdote abbia una permanente tensione ascetica, nutrita dalla comunione con Dio, e si dedichi ad un costante aggiornamento nello studio della teologia morale e delle scienze umane".

Ecco, abitare il sacramento della riconciliazione. E’ necessario, carissimi Confratelli, tornare a fare la scelta di stare nel confessionale perché la nostra gente possa trovare sempre la porta della misericordia aperta, possa trovare sempre la disponibilità a ricevere misericordia. Potrà anche succedere di stare lunghe ore nel confessionale senza che nessuno venga a confessarsi, ma col tempo, quando sarà noto a tutti che noi aspettiamo lì i nostri fedeli, siamo sicuri che riceveremo molte visite; tante persone verranno a bussare alla porta del cuore di Dio. E così, entrando in Chiesa, i nostri fedeli potranno trovare l’Eucarestia da adorare e il Confessore da cui ricevere la Misericordia del Padre. Certamente questo costa sacrificio, ma è la risposta sincera e concreta all'impegno che abbiamo assunto.

La terza via:


  1. Misericordiosi perché intercessori per il nostro popolo.


L'esperienza dell'ospedale di questi ultimi giorni mi ha fatto comprendere ancor più chiaramente qual è la nostra missione sacerdotale, la nostra missione di misericordia. Tante persone, medici, infermieri, pazienti, parenti dei pazienti, mi hanno chiesto preghiere, mi hanno chiesto di pregare per loro. Carissimi confratelli, quante volte ci siamo sentiti chiedere dalle persone: “Prega per me”, tante altre volte lo abbiamo chiesto noi.

Nei nostri impegni sacerdotali abbiamo assunto anche il dovere di pregare per il nostro popolo perché possa ottenere misericordia da Dio. Quanto tempo dedichiamo alla preghiera di intercessione per il nostro popolo? Sicuramente nella celebrazione eucaristica intercediamo misericordia per i nostri fedeli, sia vivi che defunti. Ma quell'altra forma di preghiera, lo stare di fronte al tabernacolo, come Mosè di fronte a Dio che intercedeva per il suo popolo, che non voleva essere salvato senza che la salvezza raggiungesse il suo popolo, quanto è presente nella nostra vita sacerdotale? Mi pare che questo sia avere misericordia per il proprio popolo, offrire misericordia al proprio popolo. Dobbiamo arrivare anche alla lotta con Dio per il nostro popolo. Così ha fatto Abramo, così ha fatto Mosè, così hanno fatto i grandi Santi Intercessori. Nel rinnovare oggi le nostre promesse sacerdotali, rinnoviamo anche l'impegno di una preghiera quotidiana di intercessione per i nostri fedeli: questo renderà certamente il Signore propizio al nostro popolo, ma renderà il nostro cuore ancora più misericordioso.

Gli olii che tra poco saranno benedetti sono lo strumento efficace per il dono della misericordia nell'esercizio del nostro ministero. Accogliamoli nelle nostre Parrocchie in modo solenne e con questa precisa intenzione.

E voi fratelli e sorelle, sosteneteci con la preghiera, con l'affetto e con l'obbedienza per permetterci di donarvi la misericordia di Dio. Amen.

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