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Omelia nell'Ordinazione Diaconale di Michele De Santis

Sava, 5 gennaio 2017 - Parrocchia Sacra Famiglia

Stiamo celebrando la solennità dell’Epifania del Signore e la liturgia odierna ci invita a contemplare, da un lato, i Santi Magi che dall’Oriente giungono sino a Betlemme per conoscere il Signore Gesù, adorarlo e offrire i loro doni e, dall’altro lato, quasi una sorta di ripetizione con approfondimento del mistero del Natale, a focalizzare il nostro sguardo sulla famiglia di Nazareth: Giuseppe, Maria e il Bambino Gesù.

I Magi, ci vien detto dal vangelo, sollecitati dalla luce divina, manifestatasi nell’apparizione della stella, si mettono in cammino, senza una propria meta, senza un proprio programma di viaggio, ma semplicemente seguendo la stella.

Quale grande insegnamento ci sta dando il Signore attraverso questi uomini di scienza e di fede. Dobbiamo imparare sempre meglio che non è il nostro progetto a farci giungere a trovare il Signore Gesù, ma la capacità di discernere i segni che Egli, nella sua infinità misericordia, ci invia per farci camminare nella nostra esistenza. Non siamo noi che possiamo trovare Dio se Egli non decide di manifestarsi e inviarci i segni per raggiungerlo. La nostra capacità di ricerca di Dio è stata talmente debilitata dal peccato originale che, se Dio non avesse deciso di mostrarsi, mai l’avremmo potuto incontrare in questa vita.

Il primo segno per metterci in cammino verso Dio, e quindi verso la gioia, è la capacità di discernimento dei segni che Dio dissemina sulla nostra strada. Un discernimento che ha una sua componente personale, ma che si completa necessariamente in modo comunitario. I Magi hanno prima scrutato personalmente il cielo per vedere i segni e poi, in modo comunitario, vorrei dire collegiale, hanno preso la decisione di mettersi in cammino, di mettersi in ricerca. E sono partiti.

Caro Michele, anche per te, in un determinato momento della tua vita è sorta una luce che ti ha spinto a metterti in cammino verso la consacrazione totale a Dio per il prossimo. Anche tu hai fatto il tuo discernimento, prima personale e poi comunitario, in Seminario e attraverso il Vescovo, nel Presbiterio diocesano. Anche tu ti sei mosso per conoscere “Colui che è nato” (Mt 2, 2). E anche a te dico che non potrai arrivare a Gesù seguendo un tuo progetto, per quanto bello ed entusiasmante possa essere. Dovrai essere sempre attento ai segni, dovrai sempre invocare lo Spirito del discernimento, per lasciarti guidare dalla luce di Dio. Sicché la tua vita diaconale sia sempre connotata dall’essere in cammino, in strada, non nei palazzi e nemmeno nelle sacrestie, seguendo non ciò che tu vuoi ma ciò che Dio ti chiede, tralasciando paure, preoccupazioni, certezze già raggiunte per seguire la luce di “Colui che è nato”. Comprendi bene quanto sia importante, nell’opera di discernimento, la preghiera. Una santa donna, morta in concetto di santità, mi ripeteva sempre: “La preghiera sfonda il Cielo”. Quanto è grande questa verità! Prega per conoscere, prega per abbandonarti in mani sicure, prega per intercedere, prega per costruire comunione. Per ogni cristiano la preghiera è fondamentale: l’ha detto Gesù di pregare incessantemente! Ma per un ministro di Dio la preghiera è necessaria come l’aria che respiriamo: senza aria moriamo soffocati, senza preghiera la nostra vita interiore si sclerotizza, diviene inattiva e muore.

Caro Michele, ricorda che il vero discernimento si fa nella preghiera che è intimità con il Signore.

Riprendiamo l’esperienza dei Magi. Cosa fanno, quando giungono a Gerusalemme? Chiedono informazioni, interrogano la gente, fornendo al tempo stesso una certezza: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2, 2): sono certi che sia nato il Re dei Giudei e chiedono solo dove si trovi, per adorarlo.

Il discernimento compiuto da questi Saggi, li ha portati ad un atto di fede: credono nella manifestazione del Re dei Giudei, del Dio fatto uomo! E s’informano dove possano trovarlo, dando così agli abitanti di Gerusalemme la certezza nella fede della manifestazione di Dio nel mondo. Credo che i Magi possano ben essere considerati degli evangelizzatori, ma evangelizzatori credenti! Si può anche essere evangelizzatori ma non credenti, si può usare il vangelo per mestiere, per proprio tornaconto. I Magi, invece, erano evangelizzatori credenti!

Il responso della Scrittura, che Erode venuto a conoscenza della loro richiesta, fa cercare, li conferma nella fede: devono andare a Betlemme, alla Casa del Pane (che è il significato di Betlemme) e lì troveranno il Bambino.

Caro Michele, diverrai ministro del vangelo, evangelizzatore. Riceverai dalla Chiesa il libro dei Vangeli: prima di aprirlo per annunciarlo, devi credere fermamente che è Dio che parla attraverso di te, devi credere fermamente che ciò che leggerai non è racconto ma Parola di Dio resa viva dallo Spirito. E questa Parola che annuncerai, sarà prima per te e poi per gli altri. Dovrai essere come i Magi che, credendo fermamente in ciò che avevano conosciuto nel discernimento, divengono rivelatori dell’evento della salvezza a coloro che, pur avendo il segno, non lo avevano ancora compreso.

Figlio mio, non proclamare mai il vangelo ai tuoi fratelli se prima non avrai fatto umilmente il tuo atto di fede in ciò che annuncerai: credi e poi annuncia e così la tua fede si irrobustirà e i tuoi fratelli avranno non un altoparlante che, in modo meccanico, ripete delle belle parole ma un testimone che incarna ciò che annuncia! Non fare mai l’abitudine all’annuncio del vangelo: fallo sempre precedere da quest’atto di fede!

Voglio avvertirti anche che la Parola che annuncerai non sempre sarà accolta con favore; a volte turberà la coscienza dei potenti e dei saccenti! Non è forse ciò che è avvenuto con i Magi, Erode e gli abitanti di Gerusalemme? Ma tu non avere mai paura di proclamare la Parola di verità, perché il tuo sia sempre un diaconato epifanico, che rivela al mondo il Verbo fatto carne ma anche i cuori accecati e chiusi nel proprio orgoglio. E se da una parte il tuo ministero di rivelazione sarà motivo di gioia per chi crede con animo semplice ed umile, dall’altra potrà essere occasione per una possibile revisione di vita per chi è turbato dall’incontro con il Signore, potrà essere un’altra possibilità offerta per poter incontrare il Signore della storia nella semplicità della vita. Potrai incontrare gli Erode del nostro tempo (potenti della terra, uomini di cultura, chierici, ecc.) che ti chiederanno di fargli conoscere dove trovare il Bambino Gesù che, a parole, vorrebbero adorare ma in realtà vorrebbero eliminare o, comunque, asservirlo ai propri fini. Non ti fare condizionare. Fa’ anche tu come i Magi: ascolta e parti! Lascali nella loro menzogna. E poi per un’altra via riprendi il tuo cammino.

E come per i Magi, anche tu rivedrai la luce che ti ha messo in movimento, che ti ha fatto iniziare il discernimento, e che ti guiderà sempre all’incontro con Gesù. Questa luce è lo Spirito Santo che ti consacra per sempre.

I Magi, entrando nella casa, videro il Bambino con Maria sua Madre. Non si può separare Gesù da Maria.

Anche a te Gesù ti sarà sempre offerto da Maria: nel suo grembo e nel grembo di colei di cui è icona, cioè la Chiesa, dovrai cercare Gesù, accoglierlo e adorarlo. E anche tu proverai la gioia grandissima dei Magi nel vedere e nel seguire la luce dello Spirito. Invoca sempre lo Spirito Creatore perché la tua sia una gioia grandissima e continua, sempre presente, anche nei momenti più oscuri, che non mancheranno e di cui hai già fatto esperienza. E così il tuo ministero diaconale sarà epifania della gioia annunciata dagli angeli ai pastori la notte di Natale.

Caro Michele, un’ultima consegna desidero farti: come i Magi, anche tu, mentre ti prostri per adorare il Dio fatto uomo e presente nell’Eucarestia, porta i tuoi doni. Porta l’oro della regalità sacerdotale a cui sei chiamato. Porta l’incenso della tua continua preghiera per la Chiesa e per il mondo. Porta la mirra delle amarezze legate alla tua e all’altrui fragilità. Il Signore, accogliendoli, li trasformerà in doni di grazia e misericordia che riverserà, anche attraverso il tuo ministero diaconale, sul suo popolo santo.

E infine, ricorda che il ministero diaconale che ricevi non ha scadenza, non termina con l’ordinazione sacerdotale o episcopale: è un ministero per tutta la vita! Siamo sempre servi di Dio per il suo popolo e sempre tali dobbiamo rimanere! Anche il Vescovo, sotto la casula, indossa l’abito diaconale, la dalmatica, per ricordarmi e ricordarci che, assunti al servizio, questo diventa il nostro stato caratterizzante. E servi crocifissi, come ci ricorda la dalmatica, che ha la forma della Croce, non servi di potere e non servi con potere: semplicemente servi per servire! La nostra vera epifania è il sevizio!

Sento il desiderio di ringraziare tutti coloro che hanno avuto cura di te: in particolare i tuoi Genitori, i tuoi benefattori, i tuoi Parroci e i Sacerdoti che ti hanno guidato, il Rettore del Seminario Romano, qui rappresentato dal tuo Educatore e gli altri Superiori del Seminario.

Veglino su di te la beata Vergine Maria, Madre della Fiducia, San Giuseppe, San Michele, San Barsanofio, i Ss. Medici e il beato Bartolo Longo. Amen.

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