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Omelia nell'Ordinazione Diaconale di Federico Vincenti

Francavilla F.na, 7 dicembre 2013 - Basilica SS. Rosario

Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38).

Siamo qui radunati dalla SS.ma Trinità, per formare il Corpo di Cristo, la Chiesa, la Comunità dei Redenti, la famiglia di coloro che possono gridare con la gioia nel cuore: Gesù è il Signore!

Questa solenne celebrazione del diaconato avviene nel sacro tempo dell’Avvento e, in questo tempo, nella festa dell’Immacolata Concezione di Maria. C’è un rapporto di corrispondenza, reciproco e profondo, tra questo tempo e la presente celebrazione perché davvero il diaconato è un ministero d’Avvento. Il servizio e la condotta di vita che vengono richieste al diacono sono quelle dello “stare fedelmente in attesa”, del “vigilare”.

Innanzitutto, allora, “vigilanza”, cioè “svegliarsi dal sonno che ci trattiene nell’apparenza e nell’illusorietà” (J. Ratzinger).

Mio caro Federico, ciò che vale per ogni cristiano, vale in modo particolare per un consacrato, per un diacono. Sei chiamato a vivere il tuo ministero di servizio vigilando, avendo il cuore di sentinella che sa scorgere ogni piccolo movimento per non farsi cogliere di sorpresa dal nemico e mettere a repentaglio la sicurezza di chi gli è affidato.

Il tuo essere sentinella vuol dire non discendere dal monte dal quale hai scorto Colui che verrà, che è già presenza in mezzo al suo popolo: Gesù Cristo! Dovrai rimanere saldo in ciò che hai trovato una volta per tutte, e “proprio in questo rimanere, andargli incontro, spingersi verso di Lui, e così andare avanti trasformando se stessi e il mondo in vista di Lui” (J. Ratzinger).

Ecco Federico: devi rimanere fedelmente a scrutare! Questo è il tuo primo impegno, ma è anche la tua prima gioia, poiché non attendi chi non c’è, ma attendi Colui che già è presente e dà senso pieno alla tua attesa.

Come coltivare, allora, lo spirito di attesa? Con la preghiera. E la preghiera della Chiesa e con la Chiesa. La preghiera del Breviario, che da oggi e per sempre, ti impegni a far tua e che non deve essere la sola forma di orazione presente nella tua vita di servo, ti permetterà di irrobustire il cuore di sentinella.

Ci sollecita Sant’Ambrogio: “Raccogli l’acqua di Cristo, quell’acqua che loda il Signore. Raccogli da più luoghi l’acqua che lasciano cadere le nubi dei profeti. Chi raccoglie acqua dalle montagne e la convoglia verso di sé, o attinge alle sorgenti, lui pure, come le nubi, la riversa su altri. Riempine dunque il fondo della tua anima, perché il tuo terreno sia innaffiato e irrigato da proprie sorgenti. Si riempie chi legge molto e penetra il senso di ciò che legge; e chi si è riempito può irrigare altri” (Lettera 2, 1-2. 4-5; PL 16, 847-881).

E’ facile da comprendere che solo chi si è fatto riempire può donare agli altri.

Tieni sempre a mente, mio caro, che nella nostra vita non c’è niente di più urgente e più importante che la preghiera. Ciò che siamo chiamati a offrire al nostro popolo è proprio lo stile di una vita di orazione, non solo perché tiene desto il nostro spirito, ma anche perché la preghiera ci aiuta a decentrare la nostra esistenza da noi stessi per porla su Gesù Cristo.

Caro Ordinando, la veste liturgica del diacono è la dalmatica, che è a forma di croce. Questo ti richiami sempre la necessità di un continuo spoliamento di te stesso per conformarti a Cristo Crocifisso. Questo percorso di spoliazione di sé, di rinnegamento di sé, non si fa una volta per tutte: è necessario rinnovarlo continuamente. E’ necessario rimettere sempre Cristo al centro delle nostre scelte e della nostra vita. Cristo, e solo Cristo! Nel momento in cui distogliamo il nostro sguardo da Lui, ci succede ciò che è successo ad Adamo. “Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto»” (Gen 3, 9-10). Il dramma peggiore per l’uomo è quello di avere paura di Dio. Ha paura di Dio solo chi non Lo conosce. E non c’è niente di più drammatico di un ministro di Dio che non conosce Colui che lo ha mandato a portare la Sua Parola di misericordia, di conforto e di gioia. E, purtroppo, questo succede anche ai nostri giorni.

Ecco, mio caro Federico, quale aiuto ti darà la preghiera. Così la tua vita, ritmata dalla preghiera, ti permetterà di comprendere che il tuo sarà ormai il tempo di Dio, e avrai la forza e l’entusiasmo di annunciare che ogni istante è il tempo favorevole, il tempo della Grazia, il tempo dell’attesa che diventa incontro con Dio.

Il segno della tua totale dedizione a Cristo Signore è l’impegno del celibato per il Regno dei Cieli, che ti sarà chiesto di custodire per sempre, a servizio di Dio e degli uomini.

Devi accogliere questo impegno come un dono e non come una rinuncia. E’ un dono, un dono che ti è fatto perché tu lo custodisca in ogni modo e ad ogni costo: infatti è una via ricercata e privilegiata per amare Dio totalmente e, in Lui e per Lui, ogni persona. Così il tuo celibato sarà fecondo, perché trasmetterà lo stesso principio della vita: l’Amore di Dio.

Ti sarà chiesta l’obbedienza. E’ la via attraverso la quale la volontà del Padre passa nella storia. “Non la mia ma la tua volontà sia fatta” (Lc 22, 42), ha pregato Gesù nell’orto degli ulivi.

Così, mio caro Ordinando, anche tu eserciterai la virtù dell’obbedienza. Senza paura, senza rimpianti, ma con la gioia di chi sa di aver posto la sua vita e la sua volontà nelle mani amorevoli del Padre: Egli ti porterà, attraverso la via della Croce, alla gloria eterna. E nella misura in cui sarai obbediente, potrai chiedere con autorevolezza l’obbedienza della fede a chi ti è affidato nella cura pastorale.

La tua obbedienza nella fede dovrà rispecchiare quella di Maria. “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38). Nel corso della sua vita, la Madonna non ha mai ripensato e ritrattato il suo “si”, la sua obbedienza. Nemmeno sotto la Croce. E questo perché sapeva in Chi aveva posto la Sua fiducia.

Anche per te, caro Federico, come per tutti noi Diaconi, Sacerdoti e Vescovo, l’obbedienza, seppure passerà attraverso la mediazione della Chiesa in tutte le sue componenti e manifestazioni, non sarà rivolta ad una volontà umana, ma a Dio che ti parla attraverso la Sua Sposa. Il tuo “si” sia sempre offerto con profonda e sincera gioia.

Da oggi sarai in modo inscindibile legato alla Chiesa di Oria. Il termine tecnico-giuridico parla di “incardinazione”: il tuo cardine, sul quale far ruotare la tua esistenza, sarà nella Chiesa di Dio che è in Oria, in tutta la sua interezza. Amala come te stesso e più di te stesso, perché in essa sei stato rigenerato alla fede e all’amore, e ad essa sei mandato per il tuo ministero. Non permettere al tuo cuore di fare preferenze, ma ogni ministero sia un “servizio” gioioso. Così ci insegna Maria, Madre della Chiesa.

Lo Spirito Santo che sarà effuso in te, ti renda esempio di ogni virtù: sincero nella carità, premuroso verso i poveri, i deboli e gli ammalati, umile nel tuo servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito. La tua vita, risplenda per generosità e castità e sia un richiamo costante al Vangelo, suscitando imitatori nel santo popolo di Dio. Sii forte e perseverante nella fede, immagine vivente di Gesù.

Con questi sentimenti ci prepariamo ad invocare lo Spirito Creatore che faccia di te il servo di Gesù Cristo, servo per amore dell’amato.

Sento il desiderio di ringraziare tutti coloro che hanno curato la tua formazione: in particolare i Genitori, il tuo Parroco, il Rettore e gli altri Superiori del Seminario.

Coloro a cui sei stato inviato per svolgere il tuo ministero diaconale, ti aiutino con la preghiera e con l’esempio a custodire la tua vocazione, l’unico vero tesoro posto nelle tue mani. Veglino su di te la beata Vergine Maria, che qui invochiamo come Madonna della Fontana, San Barsanofio, i Ss. Medici, i Santi Martiri di Otranto, San Federico e il beato Bartolo Longo. Amen.

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