Omelia del vescovo Vincenzo nell'Ordinazione Sacerdotale di don Valerio Gioia e don Carmine Maiorano
Oria, 6 aprile 2024 - Chiesa Cattedrale
Con questa celebrazione ci introduciamo nell’Ottava di Pasqua, nella Domenica della Divina Misericordia. Il mistero pasquale raggiunge la sua pienezza, e con esso, anche la gioia della Chiesa che per ben otto giorni ha potuto ripetere con letizia di spirito: “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo. Alleluia”.
Si rallegri la Madre Chiesa per la resurrezione del suo Signore!
Si rallegri l’umanità perché le è stata aperta una nuova via al Padre, che si chiama Gesù Cristo, risorto!
Si rallegri la nostra Chiesa diocesana perché, nella sua infinita bontà, il Padre ha scelto due suoi figli per consacrarli sacerdoti di Gesù Cristo!
Rallegratevi voi, don Valerio e don Carmine, perché oggi il Signore vi rivela che il suo amore è eterno, non finirà mai! Un amore che dovrete accogliere, farlo vostro e donarlo ai fratelli e alle sorelle cui sarete inviati. Un amore che si connòta con la caratteristica specifica dell’essere “Amore della Divina Misericordia”!
Come sapete, la festa della Divina Misericordia è stata richiesta da Gesù in una rivelazione a Santa Faustina Kowalska all’inizio del secolo scorso ed è stata istituita da San Giovanni Paolo II nel 1992. Nel secondo Quaderno del suo Diario, Santa Faustina riporta le parole di Gesù che spiegano la ragione di questa festa: “Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (…). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre”.
Cari figli, poiché riceverete l’ordinazione sacerdotale in questa festa, si rende particolarmente evidente che dovrete essere Sacerdoti di Divina Misericordia, cioè non dovrete mai dimenticare l’anelito e la passione di Gesù nel cercare coloro che rischiano di perire. Anzi, dovrete fare vostro questo anelito e questa passione. Dovrete mettervi alla ricerca di coloro che non sanno adorare la Misericordia di Dio e portarli al Salvatore. Il pensiero che anche una sola persona possa perire, non vi deve lasciare tranquilli,vi deve mettere in continua ricerca perché proprio per questo il Padre vi ha chiamato e vi manda: “Comeil Padre ha mandato me, anche io mando voi ” (Gv 20, 21).
Un teologo francese, che era stato medico chirurgo, ottenendo molti successi nella lotta contro la malattia e la morte, e poi aveva scelto la via del sacerdozio ministeriale, così spiegava la sua successiva vocazione: “Dinanzi alla morte e a tutto ciò che non ero capace di fare, divenne sempre più forte in me il desiderio di rendere presente, di fronte alla morte, la Resurrezione, vale a dire di celebrare la Messa”.
Celebrare l’Eucarestia è rendere presente la Resurrezione. Il particolare periodo storico che stiamo vivendo, con le scelte drammatiche dei potenti della terra, ci sta abituando ad una cultura di morte, facendoci credere che non c’è via alternativa, che la morte è l’ultima parola dell’esistenza umana. Eppure, noi cristiani ogni domenica, nella professione di fede, proclamiamo: “Credo nello Spirito Santo, che èSignore e dà la vita…”. Lo Spirito Santo dà la vita al mondo attraverso l’Eucarestia che rende presente la Resurrezione, cioè la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio.
Cari Ordinandi, voi siete chiamati proprio a rendere presente la Resurrezione, e così dare vita al mondo, attraverso la celebrazione dell’Eucarestia, che descrive in pieno la natura del sacerdozio. Infatti, la celebrazione eucaristica non è altro che l’attuazione, qui ed ora, nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo, della sua passione e morte e della vittoria della vita e dell’amore.
Questo è il metro su cui impostare la vostra vita: l’Eucarestia celebrata e vissuta dovrà determinare la misura e il modo del vostro essere, dovrà essere il centro più profondo della vostra vita! Perché l’Eucarestia rende presente la Resurrezione e immette vita nel mondo! Diventerete così, in qualche misura, i rianimatori del mondo! Ovviamente non per vostra capacità, ma per lo Spirito che promana dai sacramenti che sarete chiamati a celebrare.
Come sapete, voi siete già insigniti del sacerdozio regale comune a tutti i fedeli e, attraverso il quale sino ad oggi – secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II - avete concorso all’oblazione dell’Eucarestia, esercitando tale sacerdozio con il “ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l’abnegazione e l’operosa carità” (Lumen Gentium n. 10). Ora, ricevendo il sacerdozio ministeriale, sarete investiti della sacra potestà per formare e reggere il popolo sacerdotale, per compiere il sacrificio eucaristico in persona Christi e offrirlo a Dio in nome di tutto il popolo (cfr. LG 10).
Il dono del sacerdozio ministeriale vi permetterà di compiere l’ufficio mediante il quale Cristo stesso serve il Padre nell’opera della nostra salvezza!
Cerco di dirlo in un termine diverso: attraverso il vostro servizio sacerdotale, voi permetterete a Cristo di servire il Padre nel compiere l’opera della salvezza dell’umanità!
È una grandissima responsabilità che vi assumete! Siatene consapevoli, oggi e sempre!
E poiché il sacerdozio ministeriale vi viene donato non per la vostra gratificazione ma per il servizio incessante agli altri, sull’esempio del Maestro, non potete rinunciare ad esso a causa delle difficoltà che si incontrano o dei sacrifici che sono richiesti. Perciò, fate vostre le parole di Pietro a Gesù: “Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mt 19, 27), e perseverate accanto a Lui anche nell’ora della croce. In questo consiste l’arte delle arti, cioè il governo delle anime, come ci insegna San Gregorio Magno nella Regola Pastorale (I, 1).
A tal proposito, è utile ricordare, a voi Ordinandi e a noi Ordinati, un monito di San Giovanni Paolo II:“Non illudiamoci di servire il Vangelo se tentiamo di "diluire" il nostro carisma sacerdotale attraverso un esagerato interesse verso il vasto campo dei problemi temporali, se desideriamo "laicizzare" il nostro modo di vivere e di agire, se cancelliamo anche i segni esterni della nostra vocazione sacerdotale. Dobbiamo conservare il senso della nostra singolare vocazione, e tale "singolarità" deve esprimersi anche nella nostra veste esteriore. Non vergogniamocene! Sì, siamo nel mondo! Ma non siamo del mondo!” (Giovanni Paolo II, Discorso al Clero di Roma 09/11/ 1978).
Vorrei esortarvi ancora a cercare la comunione con la Santa Chiesa, che significa comunione con il Vescovo e con il Presbiterio. Credere di seguire Gesù eludendo ques ta comunione è fallimentare perché, se così avvenisse, seguireste un Gesù inventato da voi, mentre Egli vive nella Chiesa che è il Suo Corpo.
Come per ogni fedele, anche per noi sacerdoti l’incontro con Gesù avviene nella ricerca della comunione con la Chiesa e nella Chiesa.
L’esperienza di Tommaso, riportataci dal Vangelo di questa Domenica, è quanto mai eloquente: solo all’interno della comunità, in comunione con tutti gli altri, si possono toccare le piaghe di Cristo che ci danno la certezza dell’incontro con Lui, crocifisso e risorto.
Come fare per vivere questa bellissima e impegnativa esperienza di vita sacerdotale, cui il Signore vi chiama?
Attraverso una conversione continua e, perciò, attraverso la preghiera continua. Gesù chiede a tutti i suoi discepoli, quindi anche a voi, di pregare sempre, senza stancarsi mai (cfr. Lc 18, 1), cioè senza perdere la fiducia.
Lo stile essenziale del sacerdozio emerge nella preghiera, senza la quale si deforma. La preghiera aiuta a ritrovare sempre la luce, quella luce che vi guida dagli inizi della vostra vocazione sacerdotale, e che incessantemente vi conduce, talvolta anche nel buio. La preghiera permette di rimanere nello stato di tensione costante verso Dio, e perciò nella capacità di condurre gli altri a Lui. La preghiera aiuta a credere, a sperare e ad amare, anche quando la debolezza umana diviene un ostacolo.
La preghiera, poi, consente di riscoprire di continuo le dimensioni di quel regno, per la cui venuta preghiamo ogni giorno, ripetendo le parole che Gesù ci ha insegnato. E così diventiamo più consapevolidi quale sia il nostro posto nella realizzazione di questa richiesta: “Venga il tuo regno”, e vediamo quanto siamo necessari, in quanto sacerdoti, perché essa si realizzi.
E può accadere che, quando preghiamo, scorgiamo più facilmente quei “campi che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4, 35) e comprenderemo quale significato abbiano le parole che Cristo pronunciò alla vista di essi: “Pregate, dunque, il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9,38). I campi che biondeggiano sono il bisogno di evangelizzazione dei nostri fedeli che vi viene chiesto in quanto sacerdoti e le parole di Gesù circa gli operai indicano la necessaria e costante preghiera che dovete fare per le vocazioni sacerdotali e religiose. Siatene sempre consapevoli.
Tra poco si avvererà per voi quanto il Vangelo ci ha raccontato sia avvenuto per gli Apostoli: “Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20, 22-23).
Sarete invasi dallo Spirito di Dio che vi permetterà di essere Sacerdoti di Divina Misericordia, chiamati a perdonare, a ridare vita ai vostri fratelli e alle vostre sorelle, a far loro sperimentare la potenza della Resurrezione.
Invocate spesso lo Spirito Santo: invocatelo nel bisogno, nella lode, nel discernimento. Anche il vostro parlare sia pieno di Spirito:
vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori!
Mi piace concludere con una testimonianza del Card. Van Thuan che, appena dopo pochi mesi dalla nomina ad Arcivescovo di Saigon in Vietnam nel 1975, venne arrestato e rimase in prigione per 13 anni,di cui 9 in isolamento:
“Quando sono stato arrestato, ho dovuto andarmene subito, a mani vuote. L'indomani, mi èstato permesso di scrivere ai miei per chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentifricio… Ho scritto: “Per favore, mandatemi un po' di vino, come medicina contro il mal di stomaco”. I fedeli subito hanno capito. Mi hanno mandato una piccola bottiglia di vino per la Messa, con l’etichetta: “medicina contro il mal di stomaco”, e delle ostie nascoste in una fiaccola contro l’umidità. La polizia mi ha domandato:
- Lei ha mal di stomaco?
- Sì.
- Ecco, un po’ di medicina per lei.
Non potrò mai esprimere la mia grande gioia: ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia di acquanel palmo della mano, ho celebrato la Messa. Era questo il mio altare ed era questa la mia cattedrale!Era la vera medicina dell’anima e del corpo: “Medicina dell’immortalità, antidoto per non morire ma per avere sempre la vita in Gesù”, come dice Sant'Ignazio di Antiochia. Ogni volta avevo l'opportunitàdi stendere le mani e di inchiodarmi sulla croce con Gesù, di bere con lui il calice più amaro. Ogni giorno, recitando le parole della consacrazione, confermavo con tutto il cuore con tutta l’anima un nuovo patto, un patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo sangue mescolato al mio. Erano le più belle Messe della mia vita!”.
L’Eucarestia, che da stasera celebrerete in persona Christi , rendendo presente la Resurrezione, sia medicina per voi e per i fedeli a voi affidati.
Sento il desiderio di ringraziare tutti coloro che hanno avuto cura di voi, in particolare i vostri Genitori. Quando una famiglia vive pienamente l’esperienza cristiana, diventa la culla della vocazione. La preghiera che certamente ha scandito il percorso vocazionale dei vostri figli, ora deve diventare piùintensa: pregate per loro, per le persone loro affidate, per il Vescovo, per il Presbiterio tutto. In particolare, convinto come sono che la preghiera dei Genitori è sempre ascoltata da Dio, vi chiedo di pregare perché il Signore conceda alla nostra Chiesa diocesana tante e sante vocazioni sacerdotali e religiose.
E poi ringrazio i vostri Parroci e i Sacerdoti che vi hanno guidato, i Rettori, del Seminario Regionale don Gianni Caliandro e del Seminario di Bergamo don Gustavo Bergamelli, e gli altri Superiori dei Seminari.
Vi affido alla beata Vergine Maria, Madre dei sacerdoti, perché vi tenga stretti al Suo Cuore amabilissimo e vi sostenga nella continua ricerca e sequela del Suo divin Figlio. Rivolgetevi a Lei con affetto di figli e accettate con fiducia ogni Sua indicazione e sollecitazione. Veglino su di voi San Giuseppe, San Valerio, San Barsanofio, i Ss. Medici, San Nicola, San Rocco e il beato Bartolo Longo.Amen.
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