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Omelia nella Solennità di San Barsanofio Abate

Oria, 30 agosto 2017 - Basilica Cattedrale

Nel vangelo che è stato appena proclamato, Pietro, a nome del collegio apostolico, pone a Gesù una domanda sull’utilità della scelta fatta, di lasciare tutto e seguire il Signore: “Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?” (Mt 19, 27).

Credo che sia utile e proficuo ascoltare direttamente la voce e il pensiero del nostro Santo Patrono San Barsanofio, che ci giunge attraverso le numerosissime lettere che egli ha scritto per orientamento nella vita spirituale.

Nella lettera 125, San Barsanofio affronta proprio l’argomento che scaturisce dalla domanda di Pietro.

Egli sostiene che per ottenere la vita eterna, promessa fatta da Gesù, sia necessario un progressivo abbandono della propria volontà. Questo percorso di purificazione non deve essere inteso come un condizionamento di sé stesso, tanto da annientarsi, ma come un itinerario necessario per ricostruire in noi la volontà che sia rispondente a quella creata da Dio nell’uomo e poi, purtroppo, trasformata a causa del peccato. Tale volontà fu nuovamente offerta alla scelta dei discepoli del Signore attraverso la santa volontà di Cristo che, nell’orto degli ulivi, prima di essere catturato, ingiustamente condannato e poi crocifisso, implorò il Padre che anche in Lui si facesse la sua volontà.

Ecco indicata la meta: ricostruire in noi la volontà di Gesù, che è la volontà del Padre. D’altra parte, nella preghiera che il Signore ci ha insegnato, e che tra poco reciteremo, Egli ci ha detto di rivolgerci al Padre chiedendo che in noi sia fatta la sua volontà. E noi così preghiamo.

Dunque un percorso, dice San Barsanofio, attraverso il quale ci riappropriamo di una volontà santa. Il primo passo da compiere è quello di rigettare quella volontà che è contro-natura. Con questo termine il nostro Santo Abate, intende metterci in guardia da ogni forma di peccato, illuminandoci sul fatto che il peccato non fa parte della natura umana, per questo è da considerarsi contro-natura. E se noi poniamo attenzione, ci accorgiamo che ogni azione peccaminosa, dalla più lieve alla più grave, che riscontriamo nella nostra vita e nelle nostre scelte, è contro la natura umana ed ha come conseguenza il fatto che la nostra volontà è soggiogata dal male sino al punto da non riuscire più a vedere il bene.

È, pertanto, necessario lottare con tutte le proprie forze, chiedendo al Signore la grazia di sostenerci in questa lotta, per non cedere alla nostra volontà contro-natura, al peccato. E mi permetto di ribadire che il concedere alla nostra volontà la caduta anche in un peccato lieve, senza prontamente rialzarsi e ricominciare la lotta per il bene, è occasione propizia al male per entrare in noi e devastarci con la sua malefica azione. Scrive San Barsanofio: “Mediante apparenze buone [i pensieri che provengono dai demoni], mentre sono nocivi, rapiscono e seducono il cuore dei semplici. Poiché è stato scritto a proposito del serpente che è il più astuto, sorveglia sempre la sua testa, perché egli non trovi in te un’apertura e con essa un’abitazione, e infine operi la devastazione” (Ep. 125).

Ecco percorso il primo gradino verso la vita eterna. Ma quand’anche riuscissimo a non cadere nel peccato, a non lasciare la possibilità al male di introdursi nella nostra volontà per devastarla, ancora, secondo San Barsanofio, non saremmo nella condizione di ereditare la vita eterna promessa da Gesù a Pietro e a tutti coloro che lo seguiranno. È necessario abbandonare anche la propria volontà naturale. Ma cosa è questa volontà naturale? Sono tutti i desideri buoni che ricerchiamo in quanto uomini. Non sono peccaminosi, ma ci possono distrarre dal cammino di perfezione che abbiamo scelto. A tal proposito, scrive ancora San Barsanofio: “Recidere la volontà è disprezzare il sollievo della carne in tutto. Volontà della carne è cercare il suo sollievo in qualsiasi cosa. Se non cerchi il suo sollievo, recidi la tua volontà” (Ep. 173).

Ecco indicato il passo fondamentale per ottenere la vita eterna, ecco come sottomettere la propria volontà a quella di Dio. Non possiamo essere superficiali nelle cose fondamentali, e la salvezza eterna è la cosa più importante della nostra esistenza cristiana.

Dice ancora San Barsanofio: “Che cosa aveva lasciato Pietro, che non era ricco, da vantarsene, se non le sue volontà naturali? Se l'uomo non muore alla carne vivendo per lo Spirito, non può risuscitare: come non rimangono affatto col cadavere le sue volontà naturali, così nemmeno con colui che spiritualmente è morto alla carne” (Ep. 125).

Sforziamoci di morire alla carne per vivere nello Spirito. Magari con piccoli passi ma quotidiani, senza scoraggiamenti e senza tentennamenti. Con il desiderio di progredire ogni giorno. Sant’Agostino diceva: “Non progredi, regredi est”, non andare avanti nella vita spirituale è necessariamente tornare indietro. Impegniamoci in quest’opera di grande utilità per la nostra vita.

Ascoltiamo ancora il Grande Anziano, che considera pure la nostra lentezza nella progressione nella vita dello spirito, per cogliere un ulteriore suggerimento, utile al nostro cammino: “Ma se tu non fossi della misura spirituale, bensì ancora infante di mente, umiliati davanti al maestro, affinché ti corregga con misericordia, anche se a te sembra buono ciò che appare: la luce dei demoni infatti diventa alla fine tenebra.
Se dunque, nell'ascoltare o pensare o vedere qualcosa, il tuo cuore è un po' turbato, questo viene dai demoni”
(Ep. 125).

Ecco un ulteriore gradino: l’umiltà! Farsi correggere dal Maestro e non essere presuntuosi, come se potessimo farcela da soli. Se ci umiliamo di fronte al Signore, Egli ci correggerà con misericordia. Ora la correzione può avvenire direttamente o tramite strumenti che il Signore decide di usare per compiere la sua opera in noi. L’umiltà comporta anche la necessità di accogliere qualsiasi strumento Dio decida di utilizzare a nostro vantaggio.
Ascoltiamo ancora il nostro Santo Patrono: “Accogli perciò le cose che ti sono state scritte in sintesi, con la fiducia che, sudando in esse, ti dà di progredire Dio che dona a tutti di essere sempre coi suoi santi per compiere con loro la liturgia, gioire e co-ereditare i suoi beni, in Cristo Gesù nostro Signore, al quale è la gloria nei secoli. Amen” (Ep. 125).

Non sottovalutiamo i suggerimenti di San Barsanofio, impegniamoci grandemente in quest’opera di trasformazione, anche se costa sacrificio. Il risultato che otterremo ci ripagherà di ogni fatica e la meta raggiunta ci farà scordare la lunga e tortuosa strada percorsa.

Permettete che ora rivolga qualche parola a Mauro Spina, il seminarista della Parrocchia Sacro Cuore di Latiano e a Marco Tatullo, il seminarista della Parrocchia San Giovanni Bosco di Manduria, che saranno ammessi tra i candidati all’ordine sacro.

Miei cari Mauro e Marco,
è evidente che ciò che la Parola di Dio e di San Barsanofio ci hanno detto questa sera vale anche per voi. Fatene buona memoria, mentre fate il primo fondamentale passo in questo cammino che, se Dio vorrà, vi porterà al Sacerdozio. Anche a voi il Signore chiede di conformare la vostra volontà alla Sua, di non accondiscendere i desideri della carne e di umiliarvi dinanzi a Lui, perché con la sua misericordia vi corregga e vi attragga a Sé. Oggi riconosciamo i segni della vostra vocazione e dalla Chiesa, quale madre premurosa, riceverete fiducia e incoraggiamento a camminare senza esitazione seguendo l’itinerario che la Parola di Dio e gli educatori vi indicheranno.

Nel quotidiano e fedele esercizio della preghiera, dello studio e della vita fraterna, permetterete al Signore di costituire in voi l’uomo nuovo, l’uomo che nasce dalla Croce di Cristo e che è capace, sotto la guida dello Spirito, di vedere la via invisibile che il Signore vi dipana dinanzi.

Siate generosi con il Signore, com’Egli lo è con voi: non vi accontentate del minimo indispensabile, ma esercitatevi in tutte le virtù con pazienza e perseveranza. Siate tenaci nel raggiungere gli obiettivi che vi verranno indicati. Ricordate, miei cari Mauro e Marco, che se il Signore vorrà, non diventerete Sacerdoti per voi stessi, per la vostra personale realizzazione, per il soddisfacimento dei vostri progetti: sarete servi di Cristo e del Popolo di Dio. Irrobustite la vostra fede secondo questo orientamento e la pace di Dio vi riempirà l’anima.

Mentre ringrazio i vostri formatori, vi affido alla materna protezione di Maria, Mater Vitae Novae, e a San Barsanofio perché custodiscano in voi il desiderio del dono totale a Cristo e, per Lui, ai fratelli. Amen.

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