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Omelia nella Solennità di San Barsanofio Abate

Oria, 30 agosto 2015 - Basilica Cattedrale

Carissimi,

abbiamo ascoltato la Parola di Dio della domenica XXII del tempo ordinario mentre celebriamo la solennità del nostro Santo Patrono della Diocesi, San Barsanofio di Gaza. Questa Parola ci sprona ad una profonda revisione della vita cristiana. Gesù, rispondendo ai farisei, rivela una realtà che, al tempo stesso, è vera ed è gravissima: non è ciò che entra nell’uomo dal di fuori che contamina l'uomo ma è ciò che viene dal suo cuore che lo contamina. E questo vuol dire che tutti noi, a causa del peccato originale, siamo malati di cuore, ma non di quella malattia che può essere curata dai medici, ma di quella che richiede un movimento essenziale per la vita cristiana, che si chiama conversione. Di questo vorrei parlare prendendo spunto da ciò che dice il nostro San Barsanofio: vorrei dedicare la meditazione di questa sera alla lotta spirituale.

La lotta spirituale è una lotta interiore che non è rivolta verso ciò che è esterno a sé, non è rivolta verso l'altro, è una lotta particolare, una lotta contro sé stessi, contro le tentazioni, contro i pensieri che passano per la nostra mente: se si potessero vedere visivamente su uno schermo, farebbero orrore a noi stessi. È una lotta contro le suggestioni e contro le dinamiche che portano alla consumazione del male. La Sacra Scrittura parla di questa lotta come di un’attività intensa, forte. San Paolo, in modo chiaro ed illuminante, parla della lotta interiore ed usa delle immagini molto rivelative: la corsa e il pugilato. Queste immagini ci fanno capire che tutta la vita cristiana è uno sforzo, una lotta, una tensione interiore per poter rimanere fedeli a Cristo. Non sempre si è fedeli a Cristo, dobbiamo riconoscerlo. Per poter rimanere fedeli bisogna combattere: ecco la lotta spirituale. Questa lotta comporta lo smascheramento di quelle dinamiche attraverso le quali il peccato si fa strada nel cuore dell'uomo. Questo svelamento è necessario per poter combattere il peccato nel suo sorgere.

Dove si combatte questa battaglia? Miei cari, il luogo di questa battaglia è il cuore.

Il nostro san Barsanofio ne parla spesso nelle sue lettere, ed usa un'immagine bellissima, egli parla della “fatica del cuore”. Questa fatica del cuore, nella lotta, richiede vigilanza, attenzione, ma permette al credente di purificare il proprio cuore. Ricordiamo le parole di Gesù: “...è dal cuore che escono i desideri malvagi", sicché il cuore, che è malato, può evitare di cadere nel peccato attraverso questa  vigilanza ed attenzione, e deve diventare la dimora di Cristo attraverso la fede. Non è automatico che il nostro cuore sia la dimora di Cristo. Non dobbiamo dimenticare che la tendenza dell’uomo, per il peccato originale, è di essere contro Dio, non di custodirLo nel proprio cuore. Il Signore chiede questa lotta continua di modo che l'uomo spirituale possa arrivare a “custodire il cuore”. La lotta spirituale appare così come l'unica opera essenziale del cristiano: c’è la lotta e c’è un tempo per la lotta.

Un tempo, quando le città erano in lotta tra loro, c'era l'esercito pronto, schierato sulle mura della città, pronto a difenderla. Le sentinelle scrutavano l’orizzonte in cerca del nemico, pronti ad attaccare battaglia. Così per lo spirito, non è diverso. Oggi la metodologia bellica è diversa, le battaglie son diverse, ma la lotta spirituale è la stessa, continua a richiedere gli stessi strumenti e la stessa metodologia.

Chiediamoci come condurre questa lotta per custodire il nostro cuore. Dal cuore dell'uomo escono pensieri malvagi e Gesù elenca questi pensieri malvagi; non fa un elenco esaustivo ma indicativo. Come bisogna condurre questa lotta?

Dalle Lettere di San Barsanofio possiamo ricavare un esercizio continuo e costante in tre direttrici:


  1. Innanzitutto bisogna discernere le proprie tendenze di peccato, le proprie fragilità, le negatività che ci segnano in modo particolare. Cos'è che, nella mia vita, tra ciò che ho fatto non è secondo il Vangelo? Cos'è che della mia vita ripugna Dio e me stesso? Cosa dovrei cambiare della mia esistenza riferendomi al Vangelo? Può succedere, miei Cari, che a volte possiamo anche cambiare ma ben lontani dal Vangelo. Le nostre scelte possono essere reali ma non aderenti al Vangelo. Ecco quanto è necessario riferirsi al Vangelo, ed avendolo come guida, chiedersi cosa cambiare. Quindi, innanzitutto, discernere le difficoltà, le negatività.

  2. La seconda direttrice ci chiede di avere il coraggio di guardare in faccia le proprie tendenze di peccato, le proprie fragilità, le negatività ed avere il coraggio di chiamarle per nome, di prenderle in mano. Quando scopro in me un difetto, non devo nasconderlo, non devo far finta di non avere questo difetto; devo essere pienamente e perfettamente cosciente del mio limite: solo se ho capito qual'è il male che c’è in me, solo se l’ho scoperto ed identificato e solo se l’ho chiamato per nome, senza nasconderlo o, peggio ancora, giustificarlo, sto operando un processo di conversione. Infatti, metto il mio difetto di fronte a me, lo tolgo dal mio intimo per metterlo di fronte a me.

  3. Arriva così la terza direttrice: addentrarsi nella lunga e faticosa lotta il cui fine è far regnare in sé la Parola e la volontà di Dio. In questo modo si purifica il cuore; infatti, quando la Parola di Dio e la volontà di Dio, contenuta nella Parola e nella Tradizione della Chiesa, permangono nel nostro cuore, allora abbiamo cominciato il cammino della lotta, stiamo veramente lottando per purificare il nostro cuore, stiamo facendo, come dice san Barsanofio, la "fatica del cuore", ci stiamo incamminando sulla via del Vangelo. San Paolo dice: "noi abbiamo il pensiero di Cristo". Ciò avviene quando ci impegniamo a leggere a lungo la Parola di Dio, ad ascoltarla e a meditarla. Così il pensiero di Cristo si forma e rimane in noi.


Il luogo di questa lotta, dicevamo, è il cuore ma il cuore inteso come lo intende la Bibbia cioè l'organo della decisione e della volontà, non tanto dei sentimenti. La comprensione del cuore che noi abbiamo è spesso quella che ci indicano i mezzi di comunicazione sociale: il cuore è il luogo del sentimento ed ogni scelta viene spesso fatta in base al sentimento del momento. La Bibbia invece intende il cuore come la sede nella quale, dopo attento discernimento, avvengono le decisioni e le scelte.

Ebbene, questa lotta si svolge qui, in questo luogo, dove bisogna decidere e volere, decidere e volere togliere il male, non quello esterno, come ci ha detto Gesù nel Vangelo. Se vuoi cambiare il mondo, comincia a cambiare il tuo cuore. Se tutti i cristiani s'impegnassero in questa lotta e vincessero in questa lotta, il mondo sarebbe più bello, più giusto, più vivibile.

La capacità della lotta spirituale e l'apprendimento dell'arte della lotta sono essenziali per l'accoglienza della Parola di Dio nel cuore dell’uomo.

Chi ha già fatto un cammino nella vita spirituale, sa che questa lotta spirituale è la più dura di tutte, è più dura anche delle lotte esterne. E questo si comprende facilmente: il nemico esterno lo vedi e ti difendi combattendolo, mentre il nemico interno è più nascosto e tendi a giustificarlo, a nasconderlo, gli permetti di operare il male per te. E’ una lotta durissima, però chi si è incamminato nella via dello spirito, ci dice che questa lotta porta anche un grande frutto di pacificazione, un grande senso di libertà, di mitezza e di carità. Accogliamo l’insegnamento del nostro Santo Patrono, San Barsanofio, e ciascuno di noi decida oggi, durante questa celebrazione, di voler intraprendere o continuare questa lotta spirituale che ci conduce a Dio. 

Carissimo Michele, anche tu, mentre vieni istituito lettore, continui questa lotta. So che l'hai già intrapresa e la continui con forza e con tenacia. Questa lotta porterà dei benefici innanzitutto a te, ma anche a chi da te riceverà la Parola di Dio. Nell'istituirti lettore, desidero affidarti, consegnarti un impegno particolare: esercitati nella custodia continua della Parola di Dio nel tuo cuore così da poter parlare ex abbundantia cordis,  dal tuo cuore pieno di questa Parola che hai saputo ascoltare e che ha preso dimora nel tuo cuore.

Mentre ringrazio i tuoi formatori, in modo particolare don Daniele Salera, Vicerettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, ti affido alla Vergine, alla Madonna della Fiducia, a Colei che ha saputo ascoltare e custodire la Parola di Dio nel Suo cuore. C’è un’icona orientale, non molto conosciuta, dove Maria porge l’orecchio verso il Figlio che ha in braccio per ascoltarLo. Ecco, caro Michele, ti affido a Maria perchè ti aiuti ad essere capace di ascoltare, capace di custodire nel tuo cuore la Parola del Signore, perché  in te porti frutti di santità. Vegli su di te e sul tuo cammino verso il Sacerdozio anche il nostro grande Anziano, San Barsanofio, alla cui intercessione ti affido.

Amen.

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